La Statua

L'antico Quadro

Lo sguardo dolcissimo della Madonna che è rappresentata in atteggiamento diverso dalle altre statue, come per esempio quella di Scido, di Palmi, Terranova Sappo Minulio, Giffone. Probabilmente si ispira all'Icona della Madonna del Perpetuo Soccorso venerata per alcuni secoli nella Chiesa romana di S. Matteo, ma con la demolizione della Chiesa avvenuta durante il periodo dell'occupazione napoleonica verso il 1799 se ne perdettero per alcuni decenni le tracce. Avvenne che nel 1855 la Congregazione dei PP. Redentoristi costruì la propria Casa Generalizia, il luogo includeva anche lo spazio dell'antica Chiesa di S. Matteo affidata ai Padri Agostiniani che si trovava nei pressi dell'attuale chiesa di S. Alfonso, dove era esposto il quadro della Madonna del Perpetuo Soccorso.

L'Arcivescovo Annibale D'Afflitto il 25 marzo dell'anno 1595 facendo la Visita pastorale nella Chiesa di “S. Maria de Succurso”, trovò un quadro della Madonna in tela. Enzo Zolea nella rivista della comunità parrocchiale di S.M. del Divino Soccorso, quando scrive alcuni appunti sulla storia della parrocchia, afferma che: ... “il quadro in tela è sparito verso la fine dell'Ottocento, allorché il parroco pensò di sostituirlo con una statua lignea della Madonna, dono di un impiegato dello Stato in ringraziamento alla Vergine per la guarigione della figlia. I parrocchiani più anziani che il giovane parroco don Bruno Pontari conobbe nel 1944 e negli anni a venire, parlavano di questo quadro e lo caratterizzavano per la presenza degli angeli ai lati della Madonna. Il che fa supporre che potesse trattare della riproduzione dell'Icona della Madonna del Soccorso che si venerava a Roma." In nota lo stesso Zolea aggiunge "Il vecchio dipinto, forse ormai consunto, è stato donato, come ci informa l'anziano ma ancora vitale don Bruno Pontari, ad una Chiesa di Cardeto."

Alcuni parroci di Cardeto hanno confermato che realmente un quadro in tela, risalente al sec. XVI-XVII esiste, nella Chiesa parrocchiale di Cardeto, il popolo devoto invoca la Madonna con il titolo di Madonna degli Afflitti.

Dopo puntigliose ricerche in Archivio e presso l'Ufficio dei Beni Culturali della Diocesi di Reggio Calabria-Bova, don Ercole Lacava è entrato in possesso della foto, e ha trovato sulla rivista "BRUTIUM" del 1979 un articolo di Francesco Arillotta dal titolo: "Un quadro del '600 a Cardeto raffigura la Madonna degli Afflitti". Così l'autore, tra l'altro, si esprime: "...nella Chiesa di Cardeto mi capitò di notare... un quadro, in cui, pur tra le difficoltà provocate da pesanti incrostazioni e dall'annerimento quasi totale della superficie dipinta, si intravedevano una Madonna col Bambino in alto, e in basso due Santi, attenti a prestare, assistiti da un puttino, delle cure ad una figura giacente, mentre un volto di uomo giovane si affaccia dalla destra... Cosa rappresenta il quadro? La desueta composizione trova un inatteso riscontro nelle notizie venute fuori, sulla Chiesa annessa all'Abbazia, sempre dagli Atti notarili, intitolata a S. Maria degli Afflitti! Quello dunque è il quadro della titolare. E così chiaro diventa il significato: i Santi Cosma e Damiano curano un ammalato, mentre dall'alto la Madonna assiste premurosa. L'opera è molto suggestiva: lo sguardo consolatore di Maria, il corpo abbandonato e sofferente dell'afflitto, disegnato di scorcio sulla parte sinistra della tela, la figura centrale di uno dei Santi medici, suscitano viva partecipazione.” Fin qui l'Arillotta. Quale collegamento quindi può esserci con il quadro della Madonna che, come affermano i racconti popolari che si tramandano, sarebbe l'antico quadro della Chiesa del Soccorso, donato probabilmente dal parroco del tempo, Sac. Demetrio Turiano.

Nel 1783, l'antico quadro
, che si trovava nella Chiesa Parrocchiale di S.Maria del Soccorso, fu donato alla Comunità di Cardeto, dove era diffusa la devozione ai Santi medici Cosma e Damiano e alla Madonna, probabilmente come omaggio all'Arcivescovo De Afflictis.


La Statua

La statua in legno fu offerta, così riferisce anche il Can.Bruno Pontari, da un devoto per la guarigione della figlia, il quale come segno di riconoscenza verso la Madonna donò alla parrocchia la statua di legno massiccio di stile napoletano, ancora oggi la gente dice che il volto della Madonna raffigura il viso della giovane guarita.

La suddetta statua era di buona fattura, ma aveva il difetto di essere molto pesante, le preziose vesti che ricoprivano il corpo ligneo, richiamavano l'aspetto delle donne della città di Bagnara, mi riferiscono che quando la statua era portata per la processione, il popolo la indicava affettuosamente con riferimento alle donne della cittadina tirrenica. Il parroco Domenico Giuffrè (1914-1935) volendo alleggerire la statua, privò la Madonna dell'antico manto e fece scavare il tronco nella parte posteriore, poi ricopri il tutto con un nuovo manto di stoffa, almeno così scrive anche Enzo Zolea nell'articolo citato.

In queste condizioni la statua rimase fin quando Mons. Ferro, dopo la visita pastorale, ordinò al Parroco Pontari di togliere il manto di stoffa perché poteva esserci pericolo di incendio. Il Parroco si rivolse al Prof. Di Raco, il quale coprì la statua con un manto dorato, in legno, chiedendo nel contempo il permesso di affinare il volto della Madonna. Il lavoro fu ben fatto, anche se il manto dorato era poco confacente allo stile della Madonna.

Fu in occasione di una delle visite del Parroco don Pontari presso il laboratorio del Prof. Di Raco che egli conobbe un giovane allievo dell'artista, il prof. Barillà, nativo di Diminniti, perciò suo ex parrocchiano. A lui il parroco, che intanto voleva sostituire il manto dorato con uno di colore celeste, pensò di affidare il terzo restauro. Il risultato è la statua che oggi è venerata nella Chiesa parrocchiale, attualmente in fase di restaurazione.

Il significato

• Gli OCCHI grandi della statua della Madonna rappresentano la nuova dimensione spirituale: hanno visto la salvezza di Dio, ed esprimono il riconoscimento a Dio che ha fatto cose grandi. Lo sguardo della Madonna sembra invocare l'amore per Cristo, come una madre chiede comprensione per il figlio. Il suo sguardo non riposa su Gesù, ma è rivolto ai devoti, è come un invito che Ella rivolge a tutti coloro che la guardano, assicura la Sua materna protezione per tutti i figli che Le sono stati affidati sotto la croce.

• LE MANI: con una mano Maria invita, chiama con dolcezza ad avvicinarsi al Figlio, Egli è la VIA, Maria invita ad andare verso il Figlio che è la personificazione della VIA. L'altra mano tiene il Figlio che con tutte due le braccia, accoglie con gioia quelli che tornano a Lui attraverso la Madre: per Mariam ad Jesum.

• LA VESTE BIANCA rappresenta la gloria della Vergine Santa, la cintura richiama un'antica devozione bizantina, un particolare amore alla Vergine della SANTA CINTURA era diffuso nella chiesa ortodossa.

• IL MANTO CELESTE come il cielo tende ad avvolgere Gesù che, nudo, assume la nostra natura umana, il manto di Maria richiama, quindi, il simbolo della natura umana che racchiude quella divina (riferimento a Cristo, vero Dio e vero uomo). Il manto che adorna oggi la statua è di legno, ma nell'antica immagine era di stoffa ricamato in oro, molto prezioso e suggestivo, dopo il rifacimento della statua non si è più ritrovato, probabilmente, a quanto mi riferiscono è stato sottratto, mi auguro che serva ancora a ricoprire qualche sacra immagine della Vergine Santa .

• IL VOLTO DI GESÙ ha il viso di un bambino, con le mani aperte ed accoglienti, quasi vuole essere ricevuto tra le braccia di coloro che lo pregano, gli occhi di Gesù non guardano il volto di Maria, ma i suoi devoti. La nudità di Gesù potrebbe richiamarsi allo svuotamento di cui parla S. Paolo nella Lettera ai Filippesi (2.6-11) "Pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo...".

• Il SERPENTE schiacciato dal piede della Madonna, rappresenta il demonio sconfitto dalla Vergine Santa, che lo mette in fuga e salva tutti coloro che ricorrono a Lei.

Fonte: Don Ercole Lacava, La Parrocchia di S.M. del Divino Soccorso in Reggio Calabria - Kaleidon, 2003)