La chiesa "Santa Maria del Divino Soccorso"

La Chiesa di Santa Maria del Divino Soccorso, che sorge sulla via Messina in Piazza S. Maria del Soccorso, progettata dall’architetto Anna Sbaraccani Anastasi di Roma, fu inaugurata il 19 dicembre 1969 dall’arcivescovo mons. Giovanni Ferro.

La costruzione sorge su un’ampia piazza ed è immediatamente riconoscibile per la sua fisionomia nonostante la semplicità, tanto da costituire il centro e il fulcro dell’intero territorio parrocchiale, «segno dell’istanza divina in mezzo agli uomini».
La facciata è geometrica e priva di ornamenti, tranne una grande Croce che la sormonta. Alcuni gradini e uno scivolo laterale favoriscono l’accesso su un sagrato da cui si entra nell’endonartece, entrambi utilizzati durante particolari celebrazioni liturgiche, ma divenuti anche luoghi di accoglienza e di socializzazione con una funzione di tramite e di filtro con il contesto urbano circostante.
Infatti «nelle chiese…la comunità credente accoglie con simpatia ogni uomo che per qualunque ragione bussa alla sua porta e a lui, mediante segni visibili, fa intuire la propria fisionomia e, in qualche modo, rivolge la sua parola» (dalla Nota pastorale L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica).

All'ingresso esterno della chiesa si trova la Statua del Cristo, Cuore del mondo, che ricorda la grande missione Francescana del 1986.

L’interno, a forma di trapezio isoscele, è diviso da pilastri in cemento armato in tre navate longitudinali: quella centrale ampia e rettilinea, quelle laterali più larghe alla base.La sobrietà e l’essenzialità della struttura, di gusto razionalista, favoriscono la centralità del presbiterio e la partecipazione dell’assemblea liturgica. Lo sguardo è guidato dall’uniformità del rivestimento a mattoncini e dalla convergenza prospettica delle navate laterali verso il fulcro, la mensa, oggi decorata con motivi zoomorfi stilizzati e simboli eucaristici.

Le pareti delle navate laterali sono arricchite da grandi vetrate colorate che illuminano l’intera assemblea liturgica, così come le finestrelle che fanno corona in alto alla base del soffitto.

Sopra l’ingresso si trova la cantoria, dove adesso è collocata la bellissima Croce greca in acciaio lucido, precedentemente posta sulla parete absidale.Il presbiterio, rialzato rispetto al piano delle navate, è di forma circolare ed è affiancato a destra da un ambone circolare e a sinistra dal fonte battesimale.

L’altare è in marmo travertino e così la sedia presbiterale.

In fondo alla navata sinistra, dalla quale si accede alla Cappella del Santissimo Sacramento, è posta un’edicola in marmo ove – davanti ad una parete semicircolare in vetro policromo – trova collocazione l’antica statua della Madonna del Divino Soccorso; in fondo alla navata destra invece si trova la Cappella penitenziale con il possente Cristo in Croce dello scultore prof. Carmelo Barillà (autore anche della statua del Cristo Cuore del mondo) e una statua della Madonna Addolorata, la cui collocazione è stata approvata dalla Commissione nel giugno 1992. Lo stesso Barillà ha realizzato le formelle della Via Crucis, offerta delle famiglie della Parrocchia.

Come indicano i documenti della CEI, dunque, il complesso appare progettato in modo armonico e coerente e contiene i luoghi per la celebrazione eucaristica, l’assemblea dei fedeli, la liturgia battesimale e le cappelle per la custodia eucaristica e per la penitenza: tutti spazi articolati ma non separati l’uno dall’altro.

Nel 2017, il parroco don Giorgio Costantino realizzò un adeguamento dei locali della sacrestia. Dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II e il rinnovamento liturgico, infatti, la sacrestia viene considerata lo spazio della preparazione della liturgia. I documenti della Commissione episcopale per la liturgia della CEI ribadiscono che «la sacrestia deve essere un ambiente ampio e decoroso, arredato non solo per accogliere celebranti e ministri, ma anche per la conservazione dei libri, delle vesti, degli arredi liturgici». Si suggerisce che essa sia divisa al meglio in due stanze, come avviene adesso dopo i suddetti lavori di restauro, anche nella nostra sacrestia: uno spogliatoio per il clero e gli accoliti e una sacrestia operativa funzionale alla liturgia e per le esigenze di conservazione.

L’edificio sacro è un organismo complesso, che pur progettato nel suo insieme fin dall’inizio perché possa svilupparsi secondo un’armonia di stile, spesso, per ovvie difficoltà anche economiche, si completa nel tempo: pietra su pietra. È quello che è avvenuto in questa nostra bella chiesa, che nel tempo grazie ai diversi parroci si è arricchita di arredi, statue, di una nuova sacrestia e di un moderno e capiente armadio dall’ottima fattura artigianale.

Ultimo in ordine di tempo il grande mosaico absidale, realizzato dal compianto maestro Arabia nel 2017: su tutti i fedeli cade lo sguardo compassionevole della Madonna del Divino Soccorso, cioè del soccorso che ella esercita per mezzo del Figlio. La sua iconografia è antichissima; è infatti una Madonna della Passione, variante della bizantina Odeghitria, presente in varie città italiane, il cui culto è stato diffuso particolarmente dagli Agostiniani. La tipologia è costituita solitamente da tre elementi fondamentali: la Madonna, il Bambino e il diavolo, nel caso della statua venerata nella nostra Parrocchia rappresentato sotto forma di serpente. Oggi il grande mosaico la rappresenta con un linguaggio nuovo e moderno e costituisce un ulteriore tassello dello stretto legame esistente tra i fedeli di questo quartiere e la Madonna del Divino Soccorso. Una costruzione materiale, prolungata nel tempo, che accompagna quella spirituale e pastorale dell’edificazione del popolo di Dio. Naturalmente l’obiettivo non è una finalità puramente estetica, non si tratta di abbellire e decorare perché ne goda l’occhio, l’obiettivo finale è quello di creare un sistema di segni e di simboli che aiutino a comprendere il mistero, che rivelino il trascendente.

Rosanna Fiore Tripodi